Impressioni viaggio Uganda 2013 2

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Quando penso al mio viaggio in Africa dell’’Agosto 2013, le prime immagini che mi affiorano dai ricordi sono: la natura, le donne e i bambini. La natura in Uganda è bellissima, selvaggia ma rigogliosa, l'acqua non manca, al contrario, quando piove, e noi lo possiamo testimoniare perché l'abbiamo visitata, Cristina, Liviana ed io durante il periodo delle piogge, le strade si allagano al punto da rendere difficile percorrere le già dissestate strade di terra rossa. Con tanta acqua e tanto sole in una terra dove si potrebbe coltivare di tutto, perché si muore di fame? Si perché l'assenza di cibo e la malnutrizione sono insieme alla malaria, le cause più frequenti di morte sopratutto infantile. E' difficile da comprendere per noi occidentali. Io non sono riuscita a darmi una risposta. Ma i bambini malati perché malnutriti li ho visti, come ho visto gli occhi disperati delle madri le quali non sanno più che fare, se non quello di accudirli amorevolmente. Ecco le madri, perché di padri che si prendono cura dei loro figli ne ho visti pochi. Purtroppo la povertà e la fatica del vivere quotidiano li rende fragili e molti di loro si rifugiano nell'alcool. L'alcolismo uccide molti uomini in Uganda. Può sembrare strano ma l'alcool lo producono le donne, le stesse donne che si trovano i mariti ubriachi la sera a casa. E perché lo fanno ci si chiederà? Lo fanno per venderlo e con il ricavato curare e mandano a scuola i loro figli. La scuola in Uganda è obbligatoria anche la primaria, ma lo Stato non la finanzia. Se vuoi mandare a scuola tuo figlio devi pagare la retta mensile, avere una divisa, dei quaderni e se non paghi sei espulso senza se e senza ma. Allora si capisce quanto importante sia l'intervento dei MISSIONARI e delle ASSOCIAZIONI MISSIONARIE che con gli aiuti economici di tanti italiani, nel nostro caso osimani, marchigiani e non solo costruiscono scuole, refettori e dormitori, senza queste strutture i bambini, sopratutto quelli poverissimi, non avrebbero mai un'istruzione. In questi college i bambini ammessi ci vivono, ci mangiano e si formano. E' grazie al SOSTEGNO A DISTANZA se la scuola è accessibile a molti bambini ugandesi, anche a quelli poverissimi, perché nonostante gli sforzi della famiglia, pagare una retta mensile è un impegno economico che molte non si possono permettere. Per andare a scuola i bambini ugandesi, quelli che non vivono nei college, devono percorrere chilometri e chilometri di strada. Camminando con la macchina li abbiamo incontrati, con le loro divise colorate, con in mano i libri e la tanica dell'acqua camminano per andare a scuola. Devono partire dalle loro capanne a notte fonda per arrivare in tempo per l'inizio delle lezioni delle ore 8 e ti salutano sorridendo e correndoti dietro per continuare a salutarti. In Uganda le persone sono allegre e socievoli. La chiamano la perla d'Africa per le sue bellezze naturali e per la socievolezza dei suoi abitanti. Ma la vita e dura pertanto diventa duro anche viverci. Oltre la fame è stata percorsa da continue guerre e guerriglie. Durante la visita al Comboni College di Kasaala, accolti come sempre da canti e balli bellissimi, una ragazza ha cantato:" Ora possiamo ballare perchè siamo in pace, la guerra è finita. La guerra è un'altro dei motivi della povertà in Uganda. L'Uganda è una repubblica democratica, ma il presidente Museveni è lì da quasi vent'anni e il governo del paese ha poco di democratico perché i poteri sono tutti in mano a LUI. Incuriosita ho chiesto ai padri missionari perchè la popolazione non si ribellava ad uno Stato che impone leggi, ma non aiuta la popolazione. La risposta semplice ed efficace è stata: perchè prima sotto la dittatura di Obote stavano molto peggio. Ci sono solo i guerriglieri che si oppongo al Museveni ed alla sua presidenza, ma la guerriglia è sanguinaria. I guerriglieri arrivano, bruciano i villaggi, rapiscono bambini per farli diventare soldati, rapiscono le bambine e le ragazze per farle diventare oggetto di violenza. Come nella scuola di Aboke dove sono state rapite 139 ragazze giovanissime nel 1996. E' solo grazie al coraggio di una suora, vice preside della scuola, se 109 sono state restituite, ma le altre sono rimaste in mano dei guerriglieri costrette a diventare amanti o spose. Ora la scuola è un gioiello sia dal punto di vista dell'organizzazione didattica, sia dal punto di vista della bellezza del posto. Liviana, la responsabile del Centro Missioni Onlus di Osimo, la porta sempre ad esempio e quando parla con i padri e le suore missionarie che gestiscono le altre scuole che abbiamo visitato, dice loro di andare a vedere la scuola di Aboke in modo da migliorare le loro. La fame, la guerra e le malattie hanno creato molti orfani in Uganda. I missionari si prendono cura di loro anche se hanno pochi mezzi a disposizione . Forte, sul piano emozionale, è stata per me l'esperienza negli orfanotrofi di Nghetta vicino Lira e St.Jude di Gulu. Ci sono bambini piccolissimi i quali non hanno nessuno e niente. Molti di loro sono handicappati gravi. A Nghetta le suore africane si prendono cura di questi bambini, in una situazione di oggettiva difficoltà economica. A St.Jude, Elio , religioso comboniano responsabile tecnico del grande Ospedale St.Mary di Lacor, ha fatto di questo orfanotrofio la sua missione principale. E' come un figlio per lui che l'ha ricevuto in eredità da una donna ugandese che è deceduta diversi anni fà. Gli orfanotrofi abbisognano di tanta energia nella gestione e di tanti fondi per farli vivere. L'orfanotrofio di Gulu è meta di molti volontari da tutto il mondo. Elio è un'icona per tutti, italiani e no. Anche noi che l'abbiamo conosciuto abbiamo apprezzato le sue doti di uomo buono. All'orfanotrofio di Nghetta, meno conosciuto di quello di Gulu, c'è bisogno anche di volontari che vadano a dare una mano alle suore ugandesi, che sono poche e che lavorano anche sopra le loro forze. Le abbiamo viste lavare a mano tutti gli indumenti dei bambini, non hanno neanche una lavatrice. Il Centro Missioni Onlus sostiene, grazie alle donazioni dei benefattori, anche questi orfanotrofi. Ma i soldi sono pochi ed i bisogni in Uganda invece tanti. Per questo i missionari che abbiamo incontrato e che svolgono la loro missione in tutto il territorio ugandese, dal nord al sud, tutti indistintamente ci hanno chiesto di continuare a sostenere le loro attività, consapevoli delle difficoltà in cui versa l'Italia ora. Vorrei parlare di tutti e di tutte loro, delle loro benemerite azioni che fanno ogni giorno. Ma dovrei scrivere un romanzo per raccontare di tutto quanto visto e vissuto in 20 giorni e non credo di averne le capacità. Non ero mai stata in Africa prima, per cui posso dire che la mia Africa è l'Uganda. Con le sue bellezze naturali, con i suoi colori, con il suo buio e con le stelle che squarciano di luce la notte. Quando ho dormito una notte in una struttura dell’ex-lebbrosario ad ALITO, ho visto il più bel cielo stellato di tutta la mia vita. L'Uganda è il canto ed il ballo dei bambini che ci accoglievano ogni volta che andavamo a fare visita alle scuole. Anche sotto l'acqua, a piedi nudi senza scarpe e con il solo vestitino addosso a volte anche strappato, ci hanno accolto con il sorriso e con i canti. Ogni volta ci donavano qualcosa in segno di riconoscenza, noccioline, capre, frutta, galline, cappelli, lavori in legno fatti con le loro mani, tessuti colorati e bellissimi. Ed ogni volta noi imbarazzatissime, accoglievamo questi doni con riconoscenza. Ci sembravano eccessivi, ma questo era il loro modo di ringraziarci per quanto si stava facendo per loro. L'Uganda è la forza delle donne, la loro determinazione, la loro gentilezza. Credo che Cristina, una delle mie compagne di viaggio, non si scorderà tanto facilmente della crema di noccioline fatta artigianalmente dalle donne e di cui ci hanno fatto dono... ne andava pazza! Tutto questo porterò con me per sempre. Il Centro Missioni Onlus grazie a Don Carlo e Liviana, mi ha fatto un grande dono accogliendomi nei viaggi, in Brasile prima in Uganda poi. Sono realtà molto diverse l'una dall'altra, ma in ciascuna la sofferenza e la difficoltà del vivere quotidiano è palese. Ciò che entrambi hanno in comune, per me, è la santità dei missionari laici o consacrati che spendono la loro vita per alleviare la sofferenza a questi uomini, donne e bambini nati dove la società opulenta occidentale ha creato povertà. Li abbraccio tutti con il cuore gonfio di gratitudine.

Rosalia