Impressioni viaggio Brasile 2012

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Queimadas, marzo 2012

La prima spedizione del 2012 a Queimadas è partita il 6 marzo, composta da una piccola ma motivata delegazione: oltre a don Carlo, i veterani Matteo, Franco e Rosalba e infine Cecilia, che vi scrive queste righe, alla sua prima esperienza in Brasile, e trattenutasi solo per dieci giorni. Forse per Queimadas parlare genericamente di “missione” è un termine riduttivo: si tratta di una realtà così viva, articolata, dinamica e in continua evoluzione, che fissarla in un termine statico sarebbe sminuirla un po’. Alla mia preoccupazione di poter essere utile in qualche maniera durante al mia permanenza in loco, giustamente Matteo rispondeva: non è necessario fare, ma è importante guardare, osservare, e poi farsi venire le idee. In effetti, in una cittadina nel bel mezzo del Sertão (zona del Brasile che deriva probabilmente dal portoghese desertão = grande deserto), in cui anche le attività più semplici legate alla vita dell’uomo (agricoltura, allevamento, artigianato, industria) diventano difficilissime a causa della scarsezza dell’elemento più importante, l’acqua, è indispensabile farsi venire delle idee – buone, economiche e soprattutto funzionali – per cercare di rendere un po’ più facile l’esistenza per chi vive qui. Il caldo potente e dal quale non si trova scampo, la mancanza di ombra ristoratrice e la rarità dell’acqua fiaccano qualsiasi operosità umana, e infatti, la sensazione che si ha camminando per le strade di Queimadas è quella di un qualsiasi pomeriggio di afa d’agosto di un qualsiasi paese italiano, in cui l’unica cosa possibile da fare è sedersi all’ombra e chiacchierare con qualche vicino di casa. Eppure, da quando don Carlo è giunto qui per la prima volta, nel 1966, di idee efficaci e concrete ce ne sono state tante, pensate da lui e da quanti, brasiliani e italiani, in questi anni lo hanno accompagnato e sostenuto in questo progetto così vivo e in costante evoluzione. Così ho potuto scoprire una serie di attività rivolte ai vari settori sociali e produttivi che costituiscono importanti perni di sviluppo per l’intera comunità di Queimadas. L’attività più coinvolgente è forse il Centro Educazionale dello Chalet, dove un centinaio di bambini e ragazzi sono seguiti nelle attività formative del doposcuola, sotto la guida attenta e amorevole di Suor Edna. Nei primissimi giorni di mia permanenza, quando ancora non avevo appreso nessuna parola di portoghese, sentivo che nei discorsi di Suor Edna il termine più ricorrente era “criancas”. Quando ho scoperto che significava “bambini”, ho avuto la dimostrazione palese che per Suor Edna l’attività allo chalet è una vera e propria ragione di vita, e che quei “bambini” li porta nel profondo del suo cuore, mentre fornisce loro gli strumenti per poter vivere un futuro con maggiori possibilità rispetto alle radici che hanno avuto in sorte. A distanza di giorni e di migliaia di chilometri dall’incontro con i ragazzi, la prima immagine che mi torna in mente è il loro sorriso e il loro interesse nell’apprendere la danza, il cucito, il disegno, la musica. Attorno allo Chalet e nella fazenda di Coxo don Carlo, grazie all’aiuto dei caseiros Domingo e ….., con la caparbia e l’intraprendenza dei contadini marchigiani del ‘900 porta avanti varie attività agricole che, grazie ad un efficiente sistema di irrigazione, direttamente o indirettamente alimentano lo sviluppo del progetto. E’ nel giardino dello Chalet che ho provato frutti finora sconosciuti, come l’acerola, o la guiava. Nei giorni della nostra permanenza, sotto la direzione dei lavori di Franco abbiamo assistito alla costruzione di un nuovo riparo per le pecore. Il progetto dei Sem Terra è quello che tira fuori la vena comunista idealista di Matteo: la terra a chi la lavora: vedere questi appezzamenti di terra ben irrigati, coltivati con tanti ortaggi e piante e curati con la dedizione e l’amore di chi considera quel terreno una vera e propria benedizione, insomma, vedere tutto questo fa ancora credere nella possibilità di riscatto sociale per gli ultimi, e nella reale speranza di una vera uguaglianza fra gli uomini. Le Casas de Farinha sparse nel territorio sembrano tanti piccoli presìdi sorti, anche quelli, a dare una chance in più agli abitanti delle zone rurali di poter macinare per conto proprio la loro mandioca e poter ottenere guadagno da essa: la costruzione e la gestione di esse vede una bella collaborazione e condivisione di intenti fra le persone dei piccoli villaggi che hanno poche altre possibilità di sviluppo. Il Villaggio Marche Italia è un bell’esempio di cooperazione portato avanti da vari enti, che continua a crescere e a dare lavoro a tante persone. E poi c’è la Scuola di parrucchieria “Antonella del Bello Carotti”, dove Rosalba ed io abbiamo affidato le nostre chiome a un gruppo di giovanissime aspiranti parrucchiere che, con tanto entusiasmo e buona volontà trascorrono i loro pomeriggi post scolastici ad apprendere una professione che potrà dare loro un futuro. Insomma: contrariamente all’impressione che Queimadas sia una sonnecchiosa cittadina brasiliana, in realtà il fermento di iniziative è molto intenso, e la sensazione più forte che si ha è che, a poco a poco, la realtà sta veramente migliorando.

Cecilia

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